Questionario Servizio Educativo Domiciliare

Questionario Servizio Educativo Domiciliare

Il seguente questionario si pone l’obiettivo di raccogliere informazioni sugli aspetti lavorativi che verrebbero influenzati dall’eventuale introduzione di nuovi strumenti per l’educatore che svolge interventi domiciliari per la tutela di minori e il sostegno alla genitorialità. Il progetto si colloca all’interno di un lavoro di tesi magistrale che vede la collaborazione tra l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna e la Cooperativa Sociale ReteSviluppo. Le dimensioni che verranno indagate di seguito sono cinque: lavoro di rete, territorio, strumenti e competenze, limiti e ostacoli, socializzazione e condivisione.

Lavoro di rete.

L’educatore domiciliare, che svolge i suoi interventi da solo nelle case delle famiglie prese in carico dal servizio o sul territorio circostante all’abitazione, può rischiare di sentirsi isolato e poco sostenuto nella sua progettazione e pratica educativa. Gli interventi svolti dall’educatore dovrebbero essere parte di una progettualità condivisa con altri professionisti e che si rivolge alla persona nella sua globalità. Gli operatori (interni ed esterni al servizio educativo) che hanno in carico, per vari aspetti, la famiglia possono essere molti (assistente sociale, educatore del centro sociale, educatore domiciliare, operatori del centro diurno, insegnanti/insegnanti di sostegno, psicologo, neuropsichiatra, ecc.) ma devono condividere un’unica finalità e collaborare verso un’unica direzione. Per fare questo è necessaria una buona rete comunicativa. Nella realtà tutto questo avviene?

Territorio.

Svolgere degli interventi educativi con un minore e la sua famiglia comporta la necessità di considerarla nella sua globalità: sono molteplici gli aspetti che influiscono sul benessere e il funzionamento dei suoi membri. Questo comporta anche dover coinvolgere e interagire con soggetti fuori dal servizio ma che comunque influenzano lo stile di vita della famiglia, come centri sportivi, centri ricreativi, oratori, scuole di musica e, in generale, la comunità in cui la famiglia è inserita. Per poter mantenere una progettualità educativa è quindi necessario conoscere la realtà in cui la famiglia è inserita, le risorse e i limiti di quel territorio. In questo modo è possibile prevenire situazioni di difficoltà e, allo stesso tempo, stimolare la partecipazione ad opportunità educative. Come può l’educatore conoscere per bene e in modo aggiornato un territorio?

Strumenti e competenze.

Il lavoro dell’educatore richiede capacità personali e professionali multiple e può essere svolto secondo metodologie personalizzate. Ad aumentare la varietà della concretizzazione di questa professione troviamo anche percorsi formativi differenti: nella realtà fiorentina attuale le persone che svolgono questa professione provengono da campi formativi differenti come psicologia, scienze della formazione, professioni sanitarie, legge, ecc. In conclusione, è una professione difficile da strutturare e classificare ma ci sono delle competenze che sono trasversali e riscontrabili in tutti gli interventi educativi come, ad esempio, una buona capacità progettuale e, allo stesso tempo, una modalità di intervento flessibile e capace di adattarsi all’imprevedibilità. Ci sono altre competenze costanti nei vari interventi educativi? Possono queste essere supportate e/o facilitate tramite gli strumenti di lavoro? Nello specifico, gli strumenti digitali possono far parte degli strumenti di lavoro dell’educatore domiciliare?

Limiti e ostacoli.

Lavorare con situazioni di profondo disagio può essere molto difficile e può portare a coinvolgere anche aspetti personali dell’operatore. In particolare, l’educatore è significativamente esposto ad un potenziale coinvolgimento personale poiché è l’unica figura professionale dell’équipe che ha in carico la famiglia che incontra quotidianamente i minori e le loro famiglie. Come si possono prevenire situazioni eccessivamente stressanti per l’operatore che è direttamente coinvolto nella vita degli utenti?

Socializzazione e condivisione.

Sia gli educatori che i minori possono beneficiare molto di situazioni di socializzazione con altri educatori ed altri minori. Nello specifico, durante gli incontri progettati insieme ad altri colleghi, gli educatori hanno modo di confrontarsi e collaborare per la realizzazione di interventi più significativi per il minore e la sua famiglia. I minori (ed eventualmente i loro genitori/altri parenti), durante gli incontri di socializzazione progettati e proposti dai rispettivi educatori, hanno delle occasioni per relazionarsi con dei pari che si svolgono però in un ambiente protetto. In queste situazioni il minore sperimenta le proprie competenze relazionali, sapendo di poter contare sulla figura degli educatori mentre i genitori/parenti hanno la possibilità di creare e arricchire la propria rete sociale, così da sentirsi meno isolati. Ci sono occasioni per organizzare questo tipo di incontri? Potrebbero essere facilitati e supportati?
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